I fondi pensione a contribuzione definita incrementano le allocazioni in Real Assets

I rendimenti legati all'inflazione e alla sostenibilità continuano ad attrarre gli investitori istituzionali

  • Aumento a doppia cifra nella percentuale dei fondi a contribuzione definita che  si prevede aumenteranno l'allocazione agli asset reali dal 2022
  • Più della metà degli investitori istituzionali ritiene che la performance contribuisca all'allocazione in asset reali sostenibili
  • L'equity immobiliare risulta l'asset class più richiesta

(Londra) – Aviva Investors, la divisione globale di asset management di Aviva Plc (‘Aviva’), annuncia oggi la sesta edizione del Real Asset Study, evidenziando come più di due terzi (69%) dei fondi pensione aziendali a contribuzione definita (Defined Contribution, DC) prevedano di aumentare le allocazioni in asset reali nei prossimi due anni, rispetto al 51% dell'anno precedente.

Al contrario, solo il 6% dei fondi DC prevede di diminuire le proprie allocazioni in asset class illiquide nello stesso periodo, rispetto al 29% nel 2022.

Lo studio raccoglie le preferenze di 500 investitori istituzionali, tra cui piani pensionistici aziendali DB e DC, enti pensionistici pubblici, assicurazioni e istituzioni finanziarie, provenienti da Regno Unito ed Europa, Asia Pacifico e Nord America. Il campione degli intervistati rappresenta complessivamente 3,8 trilioni di dollari di asset under management.

Se da un lato il 53% dei fondi pensione DC offre attualmente l'accesso agli asset reali solo attraverso allocazioni all'interno di fondi predefiniti, dall’altro il 45% degli intervistati prevede che in futuro i sottoscrittori potranno selezionare autonomamente la propria esposizione a fondi real asset.

I fondi DC evidenziano, quali principali vantaggi degli asset reali, la crescita del capitale (50%), la diversificazione (49%) e la conservazione del capitale (47%). L'effetto della volatilità dei mercati nel 2023, on il conseguente rafforzamento  del valore degli asset reali nel fornire diversificazione e rendimenti non correlati, si riflette nell'intero sondaggio: il 64% degli investitori istituzionali globali ha citato la diversificazione come ragione principale per l'allocazione agli asset reali oggi, rispetto al 57% del 2022.

Daniel McHugh, Chief Investment Officer di Aviva Investors, ha commentato: 

“I risultati dello studio di quest'anno riflettono uno dei cambiamenti strutturali più rilevanti che sta avvenendo negli investimenti in real asset e nel risparmio pensionistico. I fondi pensione a contribuzione definita (DC) rappresentano una componente sempre più significativa del mercato pensionistico, tutttavia tale categoria di investitori non è stato in grado di accedere, o allocare, i real asset come avrebbero voluto, o comunque in misura tale da ottimizzare i risultati dell'investimento. L'emergere di nuovi regimi di fondi ha ridotto tali limitazioni, consentendo di accedere  ad una gamma più diversificata di opportunità di investimento, e innescando un notevole incremento della domanda”

Ulteriore elemento emerso dallo studio riguarda la capacità dei real asset nel generare rendimenti positivi pur supportando, al contempo, obbiettivi a favore dello sviluppo sostenibile. A livello globale, il 53% degli investitori istituzionali ritiene che l'evidenza di una migliore performance finanziaria li orienti verso l'investimento - o un aumento dello stesso- in real asset sostenibili, a cui segue poi la capacità di dimostrare l'impatto legato alla sostenibilità (51%). Gli investitori nordamericani sono più propensi a privilegiare la performance rispetto alla capacità di dimostrare l'impatto (56% contro 30%), mentre per gli investitori europei la preferenza risulta rovesciata (49% contro 58%).

Nel complesso, i temi legati alla sostenibilità si confermano un aspetto di primaria rilevanza per gli investitori istituzionali in real asset, come evidenziato dal 17% degli intervistati che li indica come un fattore determinante ai fini di un investimento in real asset. Il dato varia, tuttavia, a livello regionale, nella misura in cui più del 15% delle istituzioni nordamericane non considera  tali fattori, a differenza del 4% delle istituzioni nell'APAC e del 2% in Europa.

Il 47% degli investitori istituzionali a livello globale ha fiducia nelle azioni necessarie per rispettare gli impegni di sostenibilità e di net zero a lungo termine nell'ambito dei real asset. Coloro i quali hanno sede in Europa si sono dimostrati più consapevoli delle azioni necessarie (il 51% si sentiva abbastanza o molto fiducioso), rispetto al 46% nell'Asia-Pacifico e al 39%  in Nord America, sottolineando la necessità di linee guida chiare al fine di delineare percorsi a lungo termine atti al raggiungimento di tali obiettivi.

Daniel McHugh continua:

“Il 57 % degli investitori istituzionali a livello globale ha assunto  l'impegno di raggiungere in net zero, tuttavia meno della metà ritiene sufficienti tali azioni per il soddisfacimento di tali obiettivi nell’ambito dei real asset. Si presenta per gli asset managers un’incredibile opportunità per oerientare i clienti e dimostrare loro quanto determinanti possano essere gli investimenti in real asset nel raggiungere tali obiettivi, garantendo al contempo risultati positivi per i risparmiatori.”

Nel panorama delle allocazioni in real asset, un terzo degli investitori istituzionali in tale comparto detiene, ad oggi, dal 10 al 20% dei loro portafogli totali in questi investimenti. Nonostante una significativo repricing del mercato nell'ultimo anno, il real estate equity si conferma la soluzione più attraente per gli investitori, rappresentando in media il 27% in media dei portafogli di beni reali. Nonostante ciò, l’infrastructure debt (11%) e infrastructure equity (14%) costituiscono attualmente una quota maggiore dei portafogli in real asset rispetto agli anni precedenti, mentre il real estate debt (11%) e real estate long income (12%) sono anch’essi aumentati dal 2022.

Il 51% ritiene che la capacità dei real asset di generare rendimenti a lungo termine diventerà sempre più centrale nei prossimi due anni, in virtù di una  prossima riduzione dei tassi di interesse e un conseguente calo dei rendimenti  dei portafogli fixed-income.

Daniel McHugh ha infine aggiunto:

"Il 64 % degli intervistati ritiene che la diversificazione rappresenti la motivazione primaria per cui allocare risorse ai real asset, mentre il 60 % lo considera un un driver decisivo nell'ottica dei prossimi due anni. Tuttavia, riteniamo che il track record dei real asset in termini di rendimento a lungo termine indicizzato all'inflazione sia estremamente interessante anche alla luce dell'attuale contesto di mercato e della “a dash for cash" come tema prevalente dell'anno.

"Con il 64% degli investitori istituzionali a livello globale che pianifica di aumentare la propria allocazione in real asset nei prossimi due anni appare sempre più evidente la possibilità di acquisire asset a valutazioni interessanti, in particolare per coloro che hanno capitale da parte e che hanno una prospettiva di lungo termine".

Il 60% delle istituzioni globali ha indicato l'aumento dei tassi come una delle principali preoccupazioni, prima della recessione globale (51%) e dei rischi di liquidità (34%). Differenze emergono, tuttavia sul piano regionale, in quanto una percentuale più elevata di investitori nordamericani (47%) si dichiarano maggiormente preoccupati per la liquidità; in altre regioni, invece, individuano il rischio politico (Europa) o la volatilità del mercato (APAC) quali principali fattori di rischio.

La versione completa del Real Asssets 2024 è disponibile qui.

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